San Giovanni "Una festa Una Storia"

 

 
 
E`una storia che viene da lontano: si era nel 1950, si stavano celebrando le feste di San Giovanni che per noi adoloscenti di quel tempo erano il traguardo di una aspettattiva che durava da un anno. Le stupende funzioni religiose, l`oratore che veniva da fuori per decantarci la vita dei nostri santi, la giostra con le sue seggioline volanti, la ruota della fortuna, le bancarelle con le noccioline americane, erano tutte prerogative di quei tre giorni festivi. Insomma erano feste che si aspettavano e che quando arrivavano ci si voleva essere in ogni minuto della giornata. Purtroppo tutto questo non sempre accadeva. Mi successe a me che nel mezzo di una giocata alla ruota della fortuna fui avvicinato da mio padre che mi disse che dovevo andare a "vutare", a portare i nostri animali da carico al pascolo notturno in una delle tante colline del nostro paese.
Ci rimasi un po` deluso perche` mi dovevo allontanare dalla festivita` per almeno un`ora. Pero` mio padre era per quella sera impegnato ed era mio dovere poterlo sostituire. Fu cosi` che alle sette di quella sera a cavallo di Nina, uno splendito equino di nostra prprieta`, col suo puledro e due mule mi avvia verso la destinazione che mi era stato suggerito. Presi la via di " ballacquare" per poi dirigermi verso il ponte ferroviario che fiancheggiava il casello # 26, ed un po piu` su girai a sinistra in una via mulattiera che mi avrebbe portato con piu` celerita` al punto d`arrivo. Tutto procedeva normale tanto da farmi pensare che sarei potuto tornare in paese piu` presto del previsto. Ma alcuni minuti dopo successe l`imprevisto. La cavalla improvvisamente si fermo`. Cercai in ogni modo di farla riavviare, senza poterci riuscire. Il tempo passava, le mie preoccupazioni crescevano. Fu cosi` che pensai di ritornare a cansano. Anche questo tentativo falli`. La cavalla non si muoveva da nessuna parte. Preso dal panico cominciai a gridare, sperando che qualcuno mi sentisse e mi venisse ad aiutare. Difatti dopo alcuni minuti vidi un uomo con un grosso bastone veniva verso di me. Come si avvicino` lo riconobbi, era Domenico De Angelis che si trovava in quiei paraggi a pascolare un gregge di mucche. Mi chiese cosa mi era successo ed io gli dissi dell`accaduto. Lui dopo un po` mi disse che molto probabilmente la cavalla aveva visto qualche animale. Fu cosi` che col suo bastone comincio` a stuzzicare nei cespugli che fiancheggiavano la via. Arrivo` fino sotto un grosso albero che era distante da me una ventina di metri. Scrutino` quest`albero in lungo ed in largo fino a quanto il suo sguardo si fermo` ad un ramo dove c`era attorcigliato uno spaventoso serpente. Mi guardo` e mi disse " Ho trovato la causa di tutto questo.". Senza pensarci due volte ed incurante del pericolo che andava incontro comincio` a puntellarlo col suo bastone. Il potente rettile reagiva ad ogni botta che riceveva. Fu una battaglia uomo/rettile che duro` piu` di mezz`ora, fino a quanto Domenico con un colpo di bastone sferrato con veemenza lo colpi` in pieno sulla testa. Il serpente accuso` il colpo e disorientato cadde per terra. A questo punto Domenico gli mise un piede sulla testa fino a quanto il serpente non dava piu` segni di vita. In questo preciso momento la cavalla, senza alcun incitamento, ricomincio` a camminare, ed imperturbabile passo` sopra il serpente morto. Ringraziai Domenicp e mi avviai verso la mia destinazione. Legai le due zampe anteriore della cavalla e mi avviai verso la strada del ritorno. Era ormai buio, e per non passare vicino a quel mostruoso serpente scelsi la strada che dalle coppe della rania mi avrebbe portato nella contrata casaminuccia per poi passare al fianco del cimitero e cosi` arrivare a casa. Ma a quell`orario passare vicino al cimitero mi terrorizzava. Tutte le storie di fantasmi che gironzolavano intorno al cimitero che gli anziani ci raccontavano mi ritornarono in mente. Non avendo altra scelta dovetti per forza affrontare questo dilemma. Feci tutto il percorso di corsa. Arrivato nei pressi della casaminuccia intravidi ad una cinquantina di metri da me un ombra che veniva verso di me. Impaurito com`ero mi fermai cercando un modo come poterlo evitare. Non riuscendoci fui costretto a fermarmi. Ero terrorizzato, i miei tredici anni non mi davano nessun conforto, Non sapevo come avrei reagito al passaggio di questa cosa. Fu in quel momento che da quell`ombra mi arrivo` una voce che chiamava il mio nome. Quell`ombra era mio padre che preoccupato del mio ritardo mi veniva a cercare. Corsi da lui ed abbracciandolo mi mise a piangere. Lui mi chiese cosa mi era successo, io, in quello stato penoso in cui mi trovavo non fui capace di rispondergli. Arrivati a casa, mia madre vedendomi in quelle condizioni mi fece una tazza di camomilla. Fu dopo che mi ero scaricato da tutta quella tensione che riuscii a raccontargli tutta l`odissea di quella sventurata serata. Intanto nella piazza gremita di gente si stava proiettando un film che io tanto volevo vedere, ma la stanchezza ed il ricordo di quella brutta esperienza ebbero il sopravvento su di me. Preferii andare a letto e farmi una dormita liberatoria.